Dal vigneto il Poggio, nel lontano 1962, comincia la storia produttiva di Castello di Monsanto con la prima vendemmia di Fabrizio Bianchi, il fondatore. Ancora oggi bottiglia simbolo dell’azienda, primo Chianti Classico a riportare in etichetta la menzione di singolo vigneto, vede la scomparsa delle uve bianche dalla sua composizione nel 1968. Dalla vigna il Poggio, per selezione massale, provengono tutte le piante di Sangiovese, Colorino e Canaiolo che oggi popolano i vigneti aziendali. Le oltre 100.000 bottiglie che dalla prima vendemmia ad oggi riposano nella cantina storica del castello, testimoniano la straordinaria capacità di invecchiamento di questo vino.
Denominazione
Chianti Classico D.O.C. Riserva
Primo anno di produzione
1962
Vitigni
70% Sangiovese; 20% Trebbiano e Malvasia; 10% Canaiolo e Colorino
Sistema di allevamento
Guyot e cordone speronato
Vinificazione
In tini di acciaio tronco-conici a temperatura controllata con sistema di svuotamento (Délestage) e rimontaggi per circa 20/22 giorni
Maturazione o invecchiamento
In botti di castagno da 50 HL per 3 anni
Affinamento
Due anni in bottiglia
Andamento climatico
Sicuramente il 1962 è stata una delle migliori vendemmie del decennio insieme al ’64 e al ’67.
I vini Chianti Classico di Monsanto sono stati prodotti con le regole più tradizionali: impiegando il Trebbiano e la Malvasia, i raspi in fermentazione e il metodo del “Governo alla Toscana”.
Dopo un settembre eccezionalmente caldo e secco, la vendemmia è iniziata nella seconda settimana di ottobre e le uve, trasportate alla cantina con le bigonce, sono state ammostate direttamente nei tini di legno senza essere diraspate. Di quell’anno, ricorda Fabrizio Bianchi, che “il mosto si follava a mano con bastoni di legno e una volta terminata la fermentazione, i tini venivano chiusi ermeticamente fino a fine novembre/primi di dicembre. Poi, per procurare una seconda fermentazione, aiutare la malolattica e abbassare l’acidità, veniva aggiunta anche dell’uva precedentemente messa ad appassire sui graticci. A inizio primavera, anzi… come si diceva a quei tempi alla luna di marzo… si travasava in botti di castagno”.